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No one is useless in this world who lightens the burdens of another (Charles Dickens)
Fondazione Grossman ha indetto il concorso fotografico Costruttori di pace che ha visto protagonisti principalmente i giovani; un concorso nato dal desiderio di rispondere all’invito che l’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha rivolto alla nostra scuola in occasione della visita pastorale: rendere visibile la speranza! La nostra Sandrina ritratta da Maria Castellanza, presso il Centro Diurno, ha vinto!
Giovedì 8 giugno si è svolta la premiazione del concorso fotografico Costruttori di pace, proposto a tutte le componenti della Fondazione Grossman, suddivise in quattro categorie:
- Alunni della Scuola primaria (classi quarta e quinta)
- Studenti della Scuola secondaria di I grado
- Studenti dei Licei
- Adulti (genitori, nonni e personale)
Il concorso nasce dal desiderio di rispondere all’invito che l’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha rivolto alla nostra scuola in occasione della visita pastorale: rendere visibile la speranza.
La giuria era composta da Jacopo Percivaldi, fotografo, Tommaso Montorfano, docente di lettere e poeta, e Silvio Ziliotto, presidente di IPSIA Milano e Delegato delle Acli Milanesi alle relazioni internazionali.
Una delle giovani partecipanti è stata Maria Castellanza, giovane studentessa che ha trascorso una giornata in compagnia della sua macchina fotografica proprio qui in Opera Cardinal Ferrari e più precisamente al Centro Diurno, dove con una foto che ritrae una carezza alla nostra Sandrina si è aggiudicata la vittoria per la categoria Studenti dei Licei. Maria ha intitolato il suo lavoro “No one is useless in this world who lightens the burdens of another” ovvero “Nessuno è inutile in questo mondo se è capace di alleggerire i pesi di un altro uomo”. Con queste semplici parole, Charles Dickens nella sua novella, Doctor Marigold (1874) spiega che chiunque riesca ad alleviare le preoccupazioni di qualcun altro, che sia un amico, un parente o uno sconosciuto, riuscirà a essere utile al mondo. La solidarietà tra gli esseri umani è qualcosa di infinitamente prezioso.
“È sempre straordinario vedere un atteggiamento costruttivo dei nostri giovani, il veder mettersi in gioco per provare a dare il proprio contributo affinché si possa parlare di qualcosa di scomodo e invisibile alla società: brava Maria così giovane e così profonda che è riuscita a guardare con occhi diversi, puliti e chiari la nostra realtà così difficile e così dura quella della povertà attraverso la dolcezza di una carezza alla nostra carissima Sandrina. Buon cammino Maria e non perdere mai il desiderio di raccontare realtà difficili per rompere il muro del silenzio e dell’indifferenza.”
– Prof. Pasquale Seddio – Presidente di Opera Cardinal Ferrari.
“Ho scattato questa foto presso il centro Cardinal Ferrari che offre supporto alle persone senza dimora, chiamati i “Carissimi”. Già questo piccolo soprannome mi ha molto colpito in quanto emerge come questi non vengano definiti soltanto per la loro condizione, ma piuttosto per la meraviglia che sono o, alle volte, nascondono. Di conseguenza ho notato la cura e l’attenzione con cui i volontari si rivolgevano loro, senza fermarsi al bisogno materiale di cibo o vestiti, ma ponendosi come un qualcuno con cui dialogare. I Carissimi fanno proprio tale atteggiamento, rendendolo esplicito anche l’uno verso l’altro, come in questa foto di Sandrina, donna solitaria e definita “lucida” da Goffredo, brasiliano accanto a lei, che si è subito affezionato a me, raccontandomi dell’aiuto ricevuto e del bene che tutti volevano a questa Sandrina tanto da mostrarmi tutto felice le foto del suo ottantesimo compleanno. Durante l’esperienza mi sono paragonata a Lee Jeffries, fotografo di strada di cui ho visto una mostra al Museo Diocesano, essendo entrata in rapporto con loro prima ancora di scattare la foto. Ho scelto questa storia perché a mio avviso basta un semplice sguardo d’affetto come questo per “aggiustare il mondo.”
Motivazione a cura della giuria
Lo sfondo colorato alle spalle dei due soggetti fa capire che il gesto immortalato è avvenuto all’interno di un contesto, di un luogo, di un ambiente; ciò rende l’immagine interessante, concreta, accessibile. Non è soltanto nel grande scacchiere del mondo che si gioca la partita della pace, ma è anzitutto nella più quotidiana “scacchiera” di ogni stanza. Emerge una sorta di unità tra i due soggetti. Non è data soltanto dal gesto dell’uomo verso l’anziana donna, ma si sviluppa grazie alle due diagonali dell’inquadratura, che mettono in dialogo il volto e le mani di entrambi, reciprocamente, ponendoli sullo stesso piano, enfatizzando l’idea che un gesto umano è in grado di “sfondare” età e diversità. E non è nemmeno necessario interpretare correttamente lo specifico gesto dell’uno nei confronti dell’altra: è sufficiente, per l’intelligenza dell’immagine, accorgersi che costruire la pace può significare anche semplicemente “prendersi cura”.
Roberta Restretti Email: press@action-agency.com Mobile: +39 334 9810770
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